Come scegliere un impianto per la depurazione delle acque reflue domestiche?

 

 

L’impianto per la depurazione delle acque reflue domestiche è la soluzione per chi vuole trasformare un rifiuto in una risorsa. L’idea di depurare e riciclare le acque di scarto non è certo nuova, ma negli ultimi tempi si è concretizzata anche per i semplici proprietari di abitazione, in virtù di un livellamento dei costi e di alcuni sgravi fiscali. Certo, occorre scegliere l’impianto più adeguato. Ne parliamo qui.

 

Perché depurare le acque reflue domestiche

 

L’impianto di depurazione delle acque domestiche ha lo scopo di “ripulire” le acque reflue e di renderle nuovamente disponibili. Per inciso, con l’espressione “acque reflue” si intendono tutte quelle che provengono dagli scarichi del bagno e della cucina, quindi lavelli, wc, bidet, docce etc. Come intuibile, contengono soprattutto materiale organico.

Perché installare un impianto di depurazione a casa propria?

 

I motivi sono almeno tre:

 

  • Risparmio. Molto banalmente, riutilizzare l’acqua significa alleggerire la bolletta. E a giudicare dalle cifre che alcune amministrazioni comunali, si tratta di un vantaggio non da poco. Lo è a maggior ragione se si opta per un buon impianto, come quelli messi a disposizione da Dorabaltea.com, player importante nel trattamento delle acque reflue domestiche.

 

  • Sgravi fiscali. Il legislatore manifesta ormai da tempo una marcata attenzione verso il tema del riciclo. Ciò si deduce, tra le altre cose, nell’erogazione di un “bonus” per chi installa un impianto di depurazione. Nello specifico, la sua installazione può essere compresa nelle agevolazioni per le ristrutturazioni edilizie, che consentono di detrarre il 50% della spesa dall’IRPEF.

 

  • Rispetto dell’ambiente. Infine, depurare le acque reflue e riutilizzarle significa, nel proprio piccolo, contribuire alla salvaguardia dell’ambiente. Quest’ultima, infatti, passa anche per un riutilizzo delle risorse idriche.

 

Come si depurano le acque reflue domestiche

 

I meccanismi con cui un impianto di depurazione tratta le acque reflue sono ben consolidati.

 

Ad essere cambiata è la tecnologia che si utilizza. Ad ogni modo, la depurazione attraversa varie fasi:

 

  • Grigliatura
  • Disoleatura
  • Equalizzazione e omogeneizzazione
  • Sedimentazione primaria
  • Sedimentazione secondaria

 

La grigliatura consente di eliminare materiali e solidi grossolani, e quindi operare una prima pulizia dell’acqua. La disoleatura (come spiegato su Wikipedia) elimina le componenti di oli e grassi. L’equalizzazione è altresì importante, in quanto livella i picchi di portata. Stesso discorso per l’omogeneizzazione, che miscelando il refluo abbatte le punte di inquinamento. In questo modo, le acque vengono stabilizzate e possono essere trattate più efficacemente.

 

La sedimentazione primaria consiste in una decantazione, durante la quale vengono separate le sostanze organiche sedimentabili.

 

La sedimentazione secondaria consiste invece nell’ossidazione digestione delle sostanze organiche ancora presenti nel refluo da parte dei microrganismi.

 

Le tipologie di impianti

 

Per quanto concerne le tipologie di impianti, limitatamente alle acque reflue domestiche si segnalano due macrotipologie:

 

  • Impianti di depurazione a fanghi attivi. In questo caso, si utilizza una specifica popolazione microbica che fagocita gli inquinati presenti nelle acque.

 

  • Impianti di depurazione a percolazione naturale. Questi impianti si basano sul passaggio del refluo attraverso il cosiddetto filtro di percolazione. Realizzato con materiali drenanti e plastici, sui quali si svilupperà la biomassa adesa che digerirà gli inquinanti presenti nel refluo.

 

Quali scegliere

 

Le due tipologie di impianti presentano pregi e difetti. L’impianto di depurazione a fanghi attivi è estremamente efficace, ma è più complesso da installare dato che necessita di corrente elettrica per funzionare.

 

L’impianto di depurazione a percolazione naturale, invece non necessita di corrente elettrica per funzionare e sopporta meglio dei periodi di assenza prolungata. Pertanto, vanta un impatto ambientale minimo. Di contro, è un po’ meno efficace rispetto alla soluzione a fanghi attivi.

 

Quale scegliere dei due? Beh, dipende dal budget a disposizione, dalla composizione media delle acque reflue, dalla quantità di acque reflue prodotta. Il consiglio, dunque, è di fare riferimento a un esperto, magari in forze allo stesso installatore, che possa indirizzare verso la soluzione più adeguata.

 

Stiamo comunque parlando di un argomento altamente specialistico, che non può essere preso sottogamba e affrontato con competenze superficiali.

 

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